Amate l’Architettura
Gio Ponti
Era il 1957 quando questa “piccola architettura da tasca”, scritta e plasmata da Gio Ponti in ogni suo dettaglio iconografico e tipografico, venne pubblicata da Vitali e Ghianda. La casa editrice genovese aveva chiesto all’allora sessantacinquenne architetto di ripensare L’architettura è un cristallo, uscito nel 1945. Erano i primi anni del boom economico, si sentiva l’urgenza di portare avanti un’opera di rinnovamento e nel suo campo Ponti era l’uomo giusto per farlo. Profondamente animato da uno spirito moderno incarnato nell’estetica della leggerezza, il maestro era anche un grande comunicatore, dote indispensabile per diffondere l’entusiasmo per il nuovo e contagiare un pubblico vasto. Il prezzo di Amate l’architettura fu tenuto basso e la tiratura si spinse a 3.000 copie, tante per un libro sull’argomento. Il volume fu un successo, tradotto in inglese e giapponese, ma venne penalizzato in seguito dai circuiti della distribuzione, che gli impedirono per decenni di arrivare a una seconda edizione. Anche la ristampa del 2004 a opera di CUSL (Cooperativa Universitaria Studi e Lavoro) non ha saputo restituirgli la giusta visibilità. Tutti elementi che rendono ancora più interessante l’operazione fatta da Rizzoli con questa nuova versione, rispettosa dell’originale e arricchita da un’appendice che ne documenta la gestazione editoriale (lettere, schizzi e disegni d’archivio). A distanza di quasi sessant’anni si può finalmente riassaporare questa sintesi del pensiero pontiano, costellata di aforismi e narrazioni brevi, organizzata in capitoli dai titoli accattivanti anche per un pubblico di non addetti ai lavori. Il libro “è una collezione di idee”, ed “è stato fatto come si dipinge: a riprese, a ritocchi, a particolari”, scrive l’autore nella prefazione. Amate l’architettura è un’autobiografia sviluppata attorno a concetti come il tempo, il colore, l’arte, l’estetica e i materiali, ma anche un diario illustrato impreziosito da carte di diverso colore e grammatura che lo rendono ancora più piacevole al tatto. Del resto, Ponti era un uomo dai mille talenti e non sorprende che il volume in questione sia anche uno splendido oggetto di design.